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Viaggio trasversale in una terra misconosciuta

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“Come una volta …Il Natale nel cuore antico di Catanzaro”, un’iniziativa per rivivere i valori e le atmosfere della tradizione

Sarà un Natale di certo particolare, quello alle porte e con l’auspicio che presto supereremo questo difficile momento, l’associazione CulturAttiva, con la collaborazione del cantastorie Andrea Bressi e dello staff di Le Slurperie Bistrot, vuole riscoprire le atmosfere ed i valori più autentici di questa festività, mediante l’iniziativa “Come una volta …Il Natale nel cuore antico di Catanzaro”, prevista per domenica 13 dicembre, che vuole ripercorrere alcune delle tappe fondamentali del Natale tradizionale catanzarese di mezzo secolo fa, riscoprendo un’identità collettiva fatta non solo della storia più antica legata alle origini dei luoghi parte dell’itinerario, ma anche di tradizioni molto sentite nel passato recente.

L’itinerario scelto ripercorre le orme degli antichi “pasturari”, ovvero i  venditori di pastorelli di terracotta. Una tradizione che caratterizzava il Natale fino a circa mezzo secolo fa e vedeva emergere la creatività e la maestria di numerosi artigiani che per l’occasione realizzavano i caratteristici pastorelli da porre all’interno del presepe e li vendevano, allestendo per l’occasione delle bancarelle in determinati punti del centro storico cittadino.

Assieme alle sonorità tipiche del periodo tra le quali emergeva con forza quella della zampogna; ai sapori e i culti religiosi, il Natale di una volta assumeva i colori di una tradizione a tratti dimenticata, ma che è appartenuta alla collettività e ad essa va restituita come ideale patrimonio da custodire, come ulteriore elemento identificativo di una storia che va promossa e valorizzata.

Per la realizzazione dell’iniziativa, che si svolgerà nel pieno rispetto di tutte le normative anti contagio da Covid19, l’associazione CulturAttiva vede la collaborazione del cantastorie Andrea Bressi, che curerà la parte dedicata ai suoni, canti e proverbi della tradizione catanzarese e dello staff di Le Slurperie Bistrot che offrirà un aperitivo a base di crespelle e  vino, da consumare “alla giusta distanza” e secondo le normative in vigore.

L’iniziativa è a numero chiuso, perciò è obbligatoria la prenotazione, chiamando il numero 339 6574421.

È obbligatorio l’uso della mascherina, il mantenimento della distanza interpersonale di almeno 1,5 metri e la periodica igienizzazione delle mani.

ITINERARIO 

ORE 10.00: Ritrovo davanti alla statua del Cavatore eaccoglienza

ORE 10.30: Inizio tour con la partecipazione del cantastorie Andrea Bressi

ORE 10.35: Largo prigioni

ORE 11.10: Chiesa dell’ Immacolata /Palazzo Morano

ORE 11.35: Antico quartiere Giudecca

ORE 11.45: Palazzo Fazzari (esterno) / Targa commemorativa George Gissing 

ORE 11.55: Chiesa del Rosario(con statua S. Lucia)

ORE 12.10:  Tappa a Le Slurperie Bistrot  per vino e crespelle

ORE 12.20: Chiesa San Rocco conclusione tour e saluti

“Tracce di Antichità nella Città dei Tre Colli”, CulturAttiva promuove la conoscenza della Catanzaro antica

Nella convinzione che l’amore per il proprio territorio nasce anche dalla conoscenza della sua storia, l’associazione CulturAttiva promuove un evento culturale volto a mettere in luce alcune delle tracce più importanti della Catanzaro antica, alle quali si aggiunge anche l’importante collezione di reperti ospitati all’interno del March – Museo Archeologico Numismatico Provinciale. Un tour classico previsto per domenica 20 settembre, guiderà i partecipanti alla scoperta delle tracce di storia antica custodite come delle piccole “perle” all’interno della città di Catanzaro.

 La Catanzaro antica è purtroppo scomparsa per varie ragioni. È soprattutto per questo motivo che le preziose tracce della nostra storia primordiale vanno valorizzate e riproposte nell’ambito di un racconto che possa ricostruire e farci  immaginare il tessuto urbano e il contesto culturale che è stato in molti casi cancellato dai terremoti o dal progresso, nel corso dei secoli.   

L’associazione CulturAttiva ha deciso di ripercorrere le orme di questo antico passato, partendo dal nucleo originario della primitiva città bizantina, il quartiere Grecìa, per poi proseguire con i suggestivi reperti custoditi all’interno del March – Museo Archeologico Numismatico Provinciale, preziose tracce di un arco temporale che va dalla preistoria all’alto medioevo, passando per l’età greca e quella romana, alle quali si aggiunge una straordinaria collezione di monete antiche. Il tour proseguirà con la visita all’antico quartiere ebraico e poi con la scoperta di due veri e propri “gioielli” della Catanzaro antica: la chiesa di San Nicola ( XIII secolo) e quella di Sant’Omobono (XII secolo), uniche testimoni di quel tessuto urbano medievale per sempre scomparso.

Prosegue anche il percorso di collaborazione con i gestori di alcuni locali del centro storico e durante il tour è previsto un break offerto dal Bar One di piazza Roma.  

L’iniziativa si svolgerà nel pieno rispetto delle norme anti-Covid ed è soggetta a prenotazione, chiamando il numero 339 6574421.

PROGRAMMA   DOMENICA 20 SETTEMBRE

Ore 10.00: Ritrovo: Piazza Prefettura, davanti Ufficio Posta Centrale

Ore 10.15: Inizio tour e visita  alla Chiesa di San Nicola              

Ore 10.40: Break offerto dal Bar One di Piazza Roma

Ore 11.00: Visita all’antico quartiere Grecìa   

 Ore 11.20: March – Museo archeologico e numismatico

Ore 11.50: Visita all’antico quartiere Giudecca

Ore 12. 00: Visita alla Chiesa di Sant’Omobono

Ore 12.30: Conclusione tour e saluti

COSTO: 12 euro     – PER INFO E PRENOTAZIONI: 339 6574421

Tour esperienziale “Squillace, le sue ceramiche, la sua storia”

L’associazione CulturAttiva prosegue il suo percorso di promozione e valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale del territorio calabrese con la proposta di un tour esperienziale alla scoperta di un grande centro di cultura, arte, spiritualità: il borgo di Squillace.

Il tour, che si svolgerà domenica 13 settembre, partirà da piazza Duomo, dall’imponente Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta, per poi proseguire alla scoperta dell’antico borgo, in cui tangibili sono i segni delle passate dominazioni che si susseguirono alla guida della cittadina la quale, sul finire del XV secolo fu eretta a principato, passando sotto l’egemonia della potente casata dei Borgia. Antiche chiese, monasteri, palazzi e portali, abbelliti da stemmi nobiliari testimoniano questi passaggi storici, insieme all’imponente castello edificato dai normanni nel 1044 e poi rimaneggiato nei secoli seguenti.

Non può mancare la visita ad una delle botteghe dei maestri ceramisti di Squillace, che da millenni praticano l’arte della ceramica, dando vita a splendide creazioni che hanno ottenuto il marchio DOC. Accolti nell’atelier della ceramica Decò Art, l’artista Tina Gallo ci farà vedere dal vivo la tecnica del graffito che affonda le sue radici nella cultura bizantina.

Il borgo di Squillace è un luogo molto suggestivo e si presta anche a fare da cornice ad alcuni “momenti a sorpresa” caratterizzati dal coinvolgimento dei partecipanti nell’ambito di piccoli spazi motivazionali ispirati al recupero delle proprie radici e svolti secondo le tecniche dello yoga della risata, che saranno curati dalla Cooperativa “L’isola che non c’è”, partner dell’evento insieme all’associazione Terre Ioniche.

L’iniziativa si svolgerà nel pieno rispetto delle norme anti-Covid.    

PROGRAMMA – DOMENICA 13 SETTEMBRE

ORE 10.00: Incontro nel piazzale antistante la cattedrale

ORE 10.15: Inizio tour esperienziale

ORE 11.30: Visita all’atelier Deco’ art accolti dall’artista Concetta Gallo

ORE 12.10: Visita al Castello

ORE 13.00: Saluti finali con “momento sorpresa”

COSTO: 13 euro

PER INFO E PRENOTAZIONI: 339 6574421 *Possibilità di pranzo a prezzo agevolato presso ristorante convenzionato

Evento sulla Chiesa di Sant’Omobono:profondi spunti di riflessione sul recupero della nostra storia

Un pomeriggio all’insegna della cultura, ricco di emozioni e di preziosi spunti per vivere nel nostro territorio come cittadini attivi e consapevoli.

Elementi che hanno decretato il successo dell’evento “Sant’Omobono, una lettura della chiesa nella storia urbanistica della Catanzaro medievale”, svolto nel pomeriggio di sabato 22 febbraio, all’interno della suggestiva chiesetta medievale ubicata in via De Grazia.

Organizzato dall’associazione CulturAttiva, in collaborazione con l’azienda Antichi Tessitori, l’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace e l’Arciconfraternita di San Giovanni, l’incontro ha visto anche la presenza di S.E. Monsignor Antonio Cantisani, Arcivescovo emerito dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, a cui va il merito di  aver acquistato, nel 1999, la chiesetta medievale di Sant’Omobono dai privati ai quali era stata venduta nel 1827,  per restituirla alla comunità, non prima però di avviare approfondite indagini scientifiche per indagarne le origini e la valenza storico-archeologica. “Fui spinto dall’amore per la cultura – ha spiegato Mons. Cantisani -. È stato un gesto doveroso nei confronti della città, di coloro che amano la cultura ed è stata una decisione condivisa che ha anche nobilitato la Chiesa, dimostrando l’amore per il recupero e la valorizzazione dei beni culturali”. Lo spirito attivo, lungimirante e profondamente colto e saggio di Monsignor Cantisani è emerso in vari momenti durante il suo intervento, sia mediante le riflessioni sulla storia della città e della chiesa di Sant’Omobono che rimandano ad un’epoca di transizione dalla cultura greco – bizantina a quella latina in una città che “per ritrovare se stessa e la sua identità deve guardare ad oriente, oltre che ad occidente”; sia nelle riflessioni sull’importanza della consapevolezza della propria storia, affermando che “ non si può progettare un futuro a misura d’uomo se non si possiede la propria identità culturale”.

 “Anche questo evento s’inserisce a pieno titolo nella mission che CulturAttivasta portando avanti con tanta passione sul territorio – ha affermato Angela Rubino, presidente dell’associazione – che è sostanzialmente quella di metterne in luce la storia complessa ed affascinante, ponendo come sempre l’accento sulla necessità di diffondere la conoscenza della nostra storia, rispetto alla quale c’è poca consapevolezza”.

L’evento è entrato nel vivo con la relazione, sapiente ed esaustiva, dell’archeologo Tommaso Scerbo, sulla complessa storia della chiesa di Sant’Omobono e l’analisi del contesto urbanistico e socio-culturale nel quale essa si innestava.

Meraviglioso esempio di “sincrasi” e dunque di incontro di due culture, quella normanna e cattolica e quella greco – bizantina, sorta in un’epoca che segnava il passaggio dalla dominazione bizantina a quella dei normanni, la chiesa di Sant’Omobono lascia aperti molti interrogativi sulle sue origini e si pone come una preziosissima traccia di un contesto urbanistico ormai scomparso, quello della Catanzaro medievale.

Tommaso Scerbo, con il supporto della preziosa mappa redatta dall’ing. Gattoleo nel XIX secolo, recuperata dagli archivi di Napoli e citando gli studi condotti da autorevoli studiosi tra cui la professoressa Emilia Zinzi e l’archeologo Francesco Cuteri,  ha evidenziato che l’edificio non nasce come luogo di culto (tesi sostenuta proprio dal prof. Cuteri) e che si ergeva su due o più piani, con la presenza, probabilmente, di una guarnigione militare al piano inferiore e persino di una fontana. L’edificio si presentava dunque in maniera molto diversa da oggi e poteva essere identificato come una torre-cappella (vista la presenza di una cappella al piano superiore, evidenziata dal ritrovamento di alcune sepolture), una torre palatina o una residenza privata, presumibilmente di proprietà dei conti di Loritello. L’uso originario dell’edificio, che era aperto su tutti e quattro i lati, non è chiaro, ma probabilmente si trattava di un luogo di pubblica utilità: un mercato di merci particolari oppure un luogo dove si amministrava la giustizia.

Nel XIV secolo l’edificio diviene una chiesa e si sceglie di dedicarla a Sant’Omobono, Santo cremonese protettore dei sarti e dei mercanti di stoffe e tra il XVII e il XVIII secolo l’edificio sacro diviene la sede della Confraternita dei sarti.

Grande era il legame della città con il settore della manifattura tessile e con l’arte sartoriale e molto potenti erano le Confraternite alle quali ogni categoria professionale faceva riferimento, ciascuna per il proprio settore.

La scelta di dedicare la chiesa a Sant’Omobono e di renderla sede della Confraternita dei sarti, fa di questo edificio anche il simbolo di quell’intimo e profondo legame della città con il settore tessile, con particolare riferimento all’arte della seta, attività che raggiunse punte di eccellenza, rendendo famosa la città in tutta Europa e che per secoli costituì la principale fonte di benessere economico della città di Catanzaro.

Un’eredità storica di grande rilievo che ancora oggi può costituire un importante elemento di crescita, se si decide di intraprendere azioni imprenditoriali basate sul recupero della propria identità storica. È una riflessione emersa con l’intervento di Luigi Tassone, titolare dell’azienda Antichi Tessitori, che basa il proprio cammino proprio su questi principi, attivandosi anche sul territorio con la promozione di eventi culturali volti a diffondere la conoscenza della storia e della cultura locale e ponendosi, di fatto anche come polo culturale, oltre che semplice azienda commerciale.

A suggellare l’evento, i saluti di Mario Cristiano, priore dell’Arciconfraternita di San Giovanni, che non solo ha contribuito alla realizzazione e alla riuscita dell’evento, ma più in generale, porta avanti un vero e proprio percorso di promozione e valorizzazione della chiesetta di Sant’Omobono.

“Prospettive Urbane”, un photowalking per riscoprire i pezzi di storia adagiati al muro dell’indifferenza

Vicoli, strade, palazzi, piazze, parchi, luoghi vissuti tutti i giorni distrattamente, con in mente mille pensieri che ci portano altrove. Luoghi di cui crediamo di conoscere ogni centimetro quadrato e che ci appaiono sempre maledettamente uguali e quasi simili ad una prigione, tanto siamo stufi di restarci.

Ecco, probabilmente è questa la sensazione che il catanzarese medio prova a volte, accompagnata da un pericoloso “leitmotiv” che dipinge la città di Catanzaro come un luogo dove “non c’è niente e se a volte capita vi sia qualcosa, è sempre molto meno rispetto ad altri posti” .

Devo dire che un tempo anche io lo pensavo. Essendo nata e cresciuta qui, devo essere stata inconsapevolmente  contagiata da questa specie di virus pur avendo sempre provato un grande attaccamento alle mie radici, alla mia città, ai luoghi della mia infanzia.

E anche per gli altri, non credo che il problema sia l’amore per la propria città. Io credo che il problema sia legato alla scarsa conoscenza della storia ovvero la vita, le opere, le decisioni, le inclinazioni delle persone che prima di noi hanno vissuto la città e ne hanno tracciato il cammino. Ecco, senza conoscere tutto questo, non si riesce a cogliere l’immane differenza tra ieri ed oggi.

In passato, Catanzaro era tutt’altro che anonima e non parlo solo del “caso seta”, cioè dei secoli in cui la città proiettava in tutta Europa la sua grande fama di eccellenza nella produzione di tessuti serici di enorme pregio; ma parlo anche delle epoche successive. Un esempio su tutti la presenza di un teatro, il Comunale, detto “San Carlino”per la sua somiglianza architettonica con il Real Teatro San Carlo di Napoli, che per oltre un secolo (1830 – 1938) fu un importante punto di riferimento culturale non solo per la città e la Calabria tutta, ma anche per tutto il Mezzogiorno, che non annoverava centri culturali di simile prestigio da Napoli in giù. Il Teatro Comunale ospitò attori e compagnie teatrali di grande pregio e contribuì fortemente allo sviluppo culturale e civile della società catanzarese.    

Si pensi poi alle lotte per la demanialità (lo status di città che non è governata da un feudatario, ma dipende direttamente dalla Corona e che dunque si amministra autonomamente), ragione per la quale la città non possiede un castello. E ancora si rivolga un pensiero alle eminenti personalità: intellettuali, scienziati, patrioti che seppero proiettare il loro genio in Italia e anche oltre, partecipando al progresso culturale, civile e politico della propria comunità e della società italiana tutta. Personaggi a cui oggi sono intitolate strade e sculture, ma di cui pochi oramai conoscono vita e opere.

Io ho solo citato pochissimi esempi che non bastano certamente a sintetizzare millenni di storia di un luogo che è stato tutt’altro che anonimo a più riprese nella sua lunga esistenza e che oggi forse vive un momento di decadenza. Ma chi fa la storia, se non gli uomini e le donne ? Dunque forse potremmo essere noi cittadini gli artefici di tale situazione.

A mio avviso la decadenza non è generata solo da una gestione politica inadeguata, ma nasce anche da alcuni atteggiamenti di un popolo che potrebbe fare molto, cominciando da un comportamento di rispetto verso i luoghi in cui vive, da esigere anche dal prossimo e dalle istituzioni. Occorre poi ritrovare l’orgoglio di appartenere alla propria terra e questo nasce dalla conoscenza di ciò che accadde nel passato e che forse nessuno ci ha mai raccontato. Infine c’è bisogno di una grande dose di voglia di riscatto!

L’associazione CulturAttiva che mi onoro di presiedere, lavora proprio per contribuire a diffondere la conoscenza delle nostre radici e non vuole farlo solo mediante eventi culturali, per così dire, classici (libri, mostre, convegni), ma anche mediante attività che possano attrarre in modo trasversale l’attenzione di un pubblico variegato e di tutte le età.

Il 7 dicembre scenderemo in campo con “Prospettive Urbane Photowalking”, dedicato agli appassionati di fotografia e a chiunque voglia conoscere meglio la città in cui vive e i luoghi che ama.

Il focus di quella che è solo la prima di varie tappe di photowalking nel contesto del progetto “Prospettive urbane”, sarà rivolto ad alcuni antichi quartieri, alcuni punti panoramici e poi il più antico parco cittadino: Villa Margherita, che racchiude bellezza e contraddizione e si pone a pieno titolo come l’emblema della nostra iniziativa, in quanto porta in sé i segnali di quell’incuria e quell’indifferenza verso le proprie radici, che si cerca di contrastare, prima di tutto prendendone atto.

Durante uno dei sopralluoghi che svolgiamo prima dei tour guidati, io e la mia colega ed amica Anna Rotundo ci siamo imbattute in una scena fortemente significativa: il pannello illustrativo recante l’immagine e i riferimenti della donna a cui il giardino fu intitolato, la Regina Margerita, giace accasciato al suolo, mal messo, adagiato ad una delle pareti esterne del Museo Numismatico (vedi foto).

Un dettaglio che la dice lunga, innanzitutto sullo stato di abbandono e di incuria in cui si trova il più antico parco cittadino e poi può essere la metafora della negligenza verso i simboli e le tracce delle proprie radici, in una società che preferisce guardare avanti, senza voltarsi a capire da dove viene.

Io vi invito a mettere da parte questo pericoloso atteggiamento.

Di seguito il programma di sabato 7 dicembre, per chi volesse partecipare al nostro photowalking, che sarà anche una bella occasione di confronto sui temi a cui ho accennato in questo articolo.         

Angela Rubino

PROGRAMMA DI SABATO 7 DICEMBRE

ORE 10.00: Ritrovo dei partecipanti davanti a Villa Margherita e accoglienza

ORE 10.30: Inizio tour guidato e workshop itinerante di fotografia. I luoghi parte dell’itinerario sono i seguenti: Villa Margherita, Teatro Masciari con Scala liberty, Quartiere Grecìa,  Antica Giudecca, S. Maria di Mezzogiorno, Chiesa del Monte.

ORE 13.00: Conclusione del tour e saluti.

PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI ALLA PAGINA FACEBOOK DI CULTURATTIVA, SEZIONE “EVENTI” O CHIAMARE AL NUMERO: 339 6574421

“IT.A.CÀ, Calabria di Mezzo I Edizione” arriva a Catanzaro e CulturAttiva parla di “restanza” tra storia e luoghi da riscoprire

Sta per arrivare, per la prima volta anche in Calabria “IT.A.CÀ, Festival del Turismo Responsabile”, il primo e unico festival in Italia sul turismo responsabile, nato per lanciare un’idea di turismo più etico e rispettoso dell’ambiente e di chi ci vive e premiato dall‘Organizzazione Mondiale del turismo dell’ONU per l‘eccellenza e l’innovazione nel turismo. La tappa calabrese del festival si chiama “IT.A.CÀ, Calabria di Mezzo”, ed è ideata e coordinata dalla Cooperativa Scherìa di Tiriolo.

Sono in tutto tredici le realtà, fra associazioni ed imprese regionali  che, riunitesi in un unico tavolo di co-progettazione, daranno vita a questa importante esperienza che inizierà il 21 giugno e si concluderà il 7 luglio: la Cooperativa Artè, l’ASD Colpo Di Coda – Guida MTB, la Scuola Teatro Enzo Corea – Edizione Straordinaria, le Associazioni Discovering Reventino e Terre Ioniche, la Riserva Naturale Regionale Valli Cupe, l’ Oleificio Torchia di Tiriolo, la Cooperativa Nido di Seta, il Consorzio Riviera e Borghi Degli Angeli – Calabrian Slow Holidays e l’Associazione Innesti – Recupero e Promozione Tradizioni Orali, Calabria Contatto (media partner ufficiale della tappa calabrese).

Anche l’associazione CulturAttiva aderisce all’iniziativa con una serie di attività mirate a mettere in luce la storia antica della città di Catanzaro, il suo patrimonio culturale, storico-architettonico e la sua vocazione all’accoglienza, valorizzando anche l’ambito enogastronomico.   Il tema di fondo del Festival quest’anno è la “Restanza”, concetto coniato e sviluppato dall’antropologo Vito Teti, che indica l’impegno e la passione legati alla scelta di restare nei luoghi a cui si sente di appartenere per farli rifiorire e proteggerli dall’abbandono, dal degrado, dall’incuria.

L’evento pensato da CulturAttiva, che si svolgerà con il patrocinio gratuito del Comune di Catanzaro, si compone di varie iniziative, profondamente legate all’idea di restanza e dedicate ad un ambito della storia di Catanzaro, quello delle sue origini bizantine, che è poco studiato e necessiterebbe di maggiore attenzione e ai luoghi in cui ancora forte è il richiamo al passato più antico.

Sabato 22 giugno alle ore 10.30, nei locali dell’oratorio del Carmine si svolgerà

il breve convegno introduttivo “Sulle orme della Catanzaro bizantina”, che prenderà spunto dai contenuti del libro “Orme di Bisanzio” ( La Rondine 2016), dello storico Mario Saccà e, oltre allo stesso autore, vedrà la presenza  dell’assessore al Turismo del Comune di Catanzaro, Alessandra Lobello, dell’archeologo Tommaso Scerbo; di don Marcello Froiio, parroco della Chiesa del Carmine; di don Salvino Cognetti, della Chiesa di San Giuseppe e di Angela Rubino, presidente dell’Associazione CulturAttiva. A seguire sarà inaugurata la mostra fotografica “Il borgo e la restanza – Viaggio nelle nostre radici”, realizzata in collaborazione con l’associazione “Terre Ioniche”, con gli scatti di Nicola Romeo Arena e di Anna Rotundo, ospitata nei locali di Palazzo De Nobili e fruibile fino al 7 luglio.

Domenica 23 giugno, dalle ore 17.00 alle 19.00 è previsto il tour guidato nel centro storico cittadino che, collegandosi ai contenuti del convegno, si baserà sulle tracce della cultura bizantina nella storia della città di Catanzaro. A seguire ci sarà una degustazione di prodotti tipici locali. (Il tour è a prenotazione e si effettuerà anche nei weekend successivi, fino alla conclusione del Festival).

Per informazioni, prenotazioni e per scaricare il programma completo della tappa “IT.A.CÀ, Calabria di Mezzo”, fare riferimento al sito http://www.festivalitaca.net

I luoghi poco conosciuti di Calabria e le antiche leggende: evento tra arte, storia e musica all’atelier degli Antichi Tessitori a Catanzaro

Un amore profondo per la terra di Calabria, la voglia di esprimerne i valori più antichi ed autentici e la volontà di riscoprire le radici di un passato millenario per dare loro il giusto valore. È questo che anima gli eventi dell’associazione CulturAttiva e non fanno eccezione quelli promossi nei locali dell’atelier di Antichi Tessitori, in via Indipendenza a Catanzaro, un luogo che oltre ad essere un laboratorio sartoriale per creare manufatti su misura, vuole essere anche teatro di scambi culturali ispirati alla riscoperta della nostra terra, all’arte, alle eccellenze che essa può esprimere, in quanto esse costituiscono una fonte di sapere ed ispirazione su cui si basa il lavoro creativo compiuto in atelier.

Ed è così che nel pomeriggio di sabato 19 gennaio, ha preso forma un’iniziativa molto particolare, incentrata sui volumi “Orme Dimenticate” (Laruffa 2016) e “Legendabria, leggende di Calabria” (Publigrafic, 2018), scritti il primo da Silvana Franco e il secondo dalla stessa autrice, coadiuvata da Loredana Turco.

Oltre alle due autrici, all’incontro erano presenti Luigi Tassone, co-founder di Antichi Tessitori e Angela Rubino, presidente dell’associazione “CulturAttiva”, che hanno coordinato l’organizzazione della serata, durante la quale si è cercato di fornire spunti di riflessione e dibattito sulle innumerevoli possibilità che la terra di Calabria può offrire per un futuro basato sul recupero della sua identità storico-culturale.

Mediante delle immagini, dei filmati e i racconti delle autrici, il   pubblico presente, attento ed affascinato, ha potuto compiere un viaggio ideale nei luoghi meno conosciuti della nostra regione: castelli, grotte rupestri, necropoli, ma anche piccoli laboratori dove ancora oggi si praticano antichi mestieri, come l’arte della tessitura. Un antico passato, riportato alla luce da Silvana Franco che, animata da una grande passione per le escursioni e da una grande curiosità che la spinge a cercare quello che ancora oggi rimane del variegato patrimonio culturale della terra di Calabria, lo racconta nel libro “Orme dimenticate”. Un patrimonio fatto di luoghi, di antichi usi e costumi, di lingue e dialetti e anche di leggende. A Loredana Turco il compito di raccontarne alcune, tratte dal volume “Legendabria” e a Silvana Franco, non solo il piacere di raccontare le storie leggendarie di Calabria, ma anche quello di cimentarsi, chitarra alla mano, nella loro versione musicata, con l’aiuto di suo figlio Francesco alle percussioni.

Per l’occasione sono state anche esposte delle opere pittoriche a tema e si è anche dato spazio alla poesia dialettale con i versi del poeta Pino Tassone, che hanno tratteggiato con perizia la figura del sarto conosciuto come “Mastro Antonio”, scomparso di recente, esaltandone le sue doti umane e professionali.

 

Con i racconti della “Route 106” termina con successo la rassegna “Rivelazioni Calabre”

Ieri, sabato 28 gennaio si è chiusa la rassegna culturale dal titolo “Rivelazioni Calabre”, realizzata nella suggestiva cornice del Museo Marca dalle associazioni “CulturAttiva” e “Terre Ioniche” con il sostegno della Provincia di Catanzaro e della Fondazione Rocco Guglielmo. L’evento, partito sabato 21 gennaio, si componeva di una mostra fotografica sui borghi della Calabria ionica intitolata “Il borgo, sulla traccia della nostra storia” , con le immagini scattate da Nicola Romeo Arena e Anna Rotundo e di vari eventi collaterali: il monologo teatrale “Dietro il sud”, scritto ed interpretato da Emanuela Bianchi; gli interventi di tre associazioni (Ra.Gi. Onlus, “Riviera e borghi degli angeli” e “Route 106”); le presentazioni di tre volumi (“Orme dimenticate” di Silvana Franco, “Alimentazione e cibo nella Calabria popolare” di Luigi Elia e “La seta a Catanzaro e Lione” di Angela Rubino), svolte con la partecipazione di Salvatore Mongiardo e Miriam Pugliese della Cooperativa “Nido di seta” e lo svolgimento delle passeggiate a tema “Sul filo delle vie della seta”, un breve itinerario, curato da “CulturAttiva”, che ha condotto i visitatori alla scoperta dei segni della nobile arte della seta nel centro storico di Catanzaro.

A suggellare la rassegna, l’intervento di Patrizia Gallelli, Mariangela Rotundo e Carmela Bilotto dell’associazione “Route 106”, che hanno raccontato la storia di una passione smisurata per la terra di Calabria e la voglia incontenibile di diffondere la conoscenza della sua bellezza. Nasce così il sito internet dell’associazione, con uno spazio dedicato ad un blog dove tutto viene narrato con estrema semplicità. Vengono raccontate le calde atmosfere della nostra terra e viene anche denunciato lo stato di abbandono in cui versano le tracce della nostra storia. Poi nascono le esperienze offerte ai visitatori che, attraverso iniziative di trekking urbano, vengono condotti nei borghi storici ricchi di atmosfere, paesaggi, monumenti, sapori e tradizioni che li rendono unici e indimenticabili. La “Route 106” ha anche messo in atto delle collaborazioni con realtà simili presenti sul territorio regionale, in modo da rendere l’azione più incisiva ed allargare il proprio raggio di azione. La denominazione dell’associazione è legata alla statale ionica 106, una strada tristemente nota e nello stesso tempo quella che può condurre, attraverso borghi, fiumare e coste, alla riscoperta della Calabria. «Il nostro intento – spiegano le ragazze – è quello di superare, tramite l’esperienza del viaggio, tutti i pregiudizi legati a questa strada e alla nostra terra, consapevoli che, solo mediante il contatto diretto è possibile calarsi nella quotidianità della Calabria».

Dunque, ancora una volta, all’interno di “Rivelazioni Calabre”, si è parlato di turismo sostenibile, di turismo esperienziale, nell’ottica della riscoperta di un territorio misconosciuto che può divenire meta di intensi flussi turistici per il suo alto potenziale, il cui valore è stato già intuito da molti giovani, come dimostrano gli interventi degli ospiti della rassegna, che non sono i rappresentanti delle uniche realtà presenti sul territorio regionale.

«Giungiamo alla chiusura del nostro evento soddisfatti – affermano Angela Rubino, presidente di “CulturAttiva” e Nicola Romeo Arena, alla guida di “Terre Ioniche” – certi di aver contribuito al movimento di rinascita del nostro territorio da vari punti di vista: quello della diffusione della conoscenza del nostro patrimonio storico-culturale; quello dello scambio di esperienze e punti di vista e infine lanciando il messaggio che si può fare tanto, semplicemente impegnandosi al massimo e credendo in ciò che si fa. È così che le nostre neonate associazioni si sono ritrovate a partire con un progetto ambizioso, portato a termine con successo. Ringraziamo sentitamente la Provincia di Catanzaro nella persona del presidente, Enzo Bruno e del direttore del Museo Marca, Rosetta Alberto e la Fondazione Rocco Guglielmo, per averci dato fiducia e aver creduto nella nostra idea ».

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