Vicoli, strade, palazzi, piazze, parchi, luoghi vissuti tutti i giorni distrattamente, con in mente mille pensieri che ci portano altrove. Luoghi di cui crediamo di conoscere ogni centimetro quadrato e che ci appaiono sempre maledettamente uguali e quasi simili ad una prigione, tanto siamo stufi di restarci.

Ecco, probabilmente è questa la sensazione che il catanzarese medio prova a volte, accompagnata da un pericoloso “leitmotiv” che dipinge la città di Catanzaro come un luogo dove “non c’è niente e se a volte capita vi sia qualcosa, è sempre molto meno rispetto ad altri posti” .

Devo dire che un tempo anche io lo pensavo. Essendo nata e cresciuta qui, devo essere stata inconsapevolmente  contagiata da questa specie di virus pur avendo sempre provato un grande attaccamento alle mie radici, alla mia città, ai luoghi della mia infanzia.

E anche per gli altri, non credo che il problema sia l’amore per la propria città. Io credo che il problema sia legato alla scarsa conoscenza della storia ovvero la vita, le opere, le decisioni, le inclinazioni delle persone che prima di noi hanno vissuto la città e ne hanno tracciato il cammino. Ecco, senza conoscere tutto questo, non si riesce a cogliere l’immane differenza tra ieri ed oggi.

In passato, Catanzaro era tutt’altro che anonima e non parlo solo del “caso seta”, cioè dei secoli in cui la città proiettava in tutta Europa la sua grande fama di eccellenza nella produzione di tessuti serici di enorme pregio; ma parlo anche delle epoche successive. Un esempio su tutti la presenza di un teatro, il Comunale, detto “San Carlino”per la sua somiglianza architettonica con il Real Teatro San Carlo di Napoli, che per oltre un secolo (1830 – 1938) fu un importante punto di riferimento culturale non solo per la città e la Calabria tutta, ma anche per tutto il Mezzogiorno, che non annoverava centri culturali di simile prestigio da Napoli in giù. Il Teatro Comunale ospitò attori e compagnie teatrali di grande pregio e contribuì fortemente allo sviluppo culturale e civile della società catanzarese.    

Si pensi poi alle lotte per la demanialità (lo status di città che non è governata da un feudatario, ma dipende direttamente dalla Corona e che dunque si amministra autonomamente), ragione per la quale la città non possiede un castello. E ancora si rivolga un pensiero alle eminenti personalità: intellettuali, scienziati, patrioti che seppero proiettare il loro genio in Italia e anche oltre, partecipando al progresso culturale, civile e politico della propria comunità e della società italiana tutta. Personaggi a cui oggi sono intitolate strade e sculture, ma di cui pochi oramai conoscono vita e opere.

Io ho solo citato pochissimi esempi che non bastano certamente a sintetizzare millenni di storia di un luogo che è stato tutt’altro che anonimo a più riprese nella sua lunga esistenza e che oggi forse vive un momento di decadenza. Ma chi fa la storia, se non gli uomini e le donne ? Dunque forse potremmo essere noi cittadini gli artefici di tale situazione.

A mio avviso la decadenza non è generata solo da una gestione politica inadeguata, ma nasce anche da alcuni atteggiamenti di un popolo che potrebbe fare molto, cominciando da un comportamento di rispetto verso i luoghi in cui vive, da esigere anche dal prossimo e dalle istituzioni. Occorre poi ritrovare l’orgoglio di appartenere alla propria terra e questo nasce dalla conoscenza di ciò che accadde nel passato e che forse nessuno ci ha mai raccontato. Infine c’è bisogno di una grande dose di voglia di riscatto!

L’associazione CulturAttiva che mi onoro di presiedere, lavora proprio per contribuire a diffondere la conoscenza delle nostre radici e non vuole farlo solo mediante eventi culturali, per così dire, classici (libri, mostre, convegni), ma anche mediante attività che possano attrarre in modo trasversale l’attenzione di un pubblico variegato e di tutte le età.

Il 7 dicembre scenderemo in campo con “Prospettive Urbane Photowalking”, dedicato agli appassionati di fotografia e a chiunque voglia conoscere meglio la città in cui vive e i luoghi che ama.

Il focus di quella che è solo la prima di varie tappe di photowalking nel contesto del progetto “Prospettive urbane”, sarà rivolto ad alcuni antichi quartieri, alcuni punti panoramici e poi il più antico parco cittadino: Villa Margherita, che racchiude bellezza e contraddizione e si pone a pieno titolo come l’emblema della nostra iniziativa, in quanto porta in sé i segnali di quell’incuria e quell’indifferenza verso le proprie radici, che si cerca di contrastare, prima di tutto prendendone atto.

Durante uno dei sopralluoghi che svolgiamo prima dei tour guidati, io e la mia colega ed amica Anna Rotundo ci siamo imbattute in una scena fortemente significativa: il pannello illustrativo recante l’immagine e i riferimenti della donna a cui il giardino fu intitolato, la Regina Margerita, giace accasciato al suolo, mal messo, adagiato ad una delle pareti esterne del Museo Numismatico (vedi foto).

Un dettaglio che la dice lunga, innanzitutto sullo stato di abbandono e di incuria in cui si trova il più antico parco cittadino e poi può essere la metafora della negligenza verso i simboli e le tracce delle proprie radici, in una società che preferisce guardare avanti, senza voltarsi a capire da dove viene.

Io vi invito a mettere da parte questo pericoloso atteggiamento.

Di seguito il programma di sabato 7 dicembre, per chi volesse partecipare al nostro photowalking, che sarà anche una bella occasione di confronto sui temi a cui ho accennato in questo articolo.         

Angela Rubino

PROGRAMMA DI SABATO 7 DICEMBRE

ORE 10.00: Ritrovo dei partecipanti davanti a Villa Margherita e accoglienza

ORE 10.30: Inizio tour guidato e workshop itinerante di fotografia. I luoghi parte dell’itinerario sono i seguenti: Villa Margherita, Teatro Masciari con Scala liberty, Quartiere Grecìa,  Antica Giudecca, S. Maria di Mezzogiorno, Chiesa del Monte.

ORE 13.00: Conclusione del tour e saluti.

PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI ALLA PAGINA FACEBOOK DI CULTURATTIVA, SEZIONE “EVENTI” O CHIAMARE AL NUMERO: 339 6574421