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Viaggio trasversale in una terra misconosciuta

Mese

gennaio 2017

Con i racconti della “Route 106” termina con successo la rassegna “Rivelazioni Calabre”

Ieri, sabato 28 gennaio si è chiusa la rassegna culturale dal titolo “Rivelazioni Calabre”, realizzata nella suggestiva cornice del Museo Marca dalle associazioni “CulturAttiva” e “Terre Ioniche” con il sostegno della Provincia di Catanzaro e della Fondazione Rocco Guglielmo. L’evento, partito sabato 21 gennaio, si componeva di una mostra fotografica sui borghi della Calabria ionica intitolata “Il borgo, sulla traccia della nostra storia” , con le immagini scattate da Nicola Romeo Arena e Anna Rotundo e di vari eventi collaterali: il monologo teatrale “Dietro il sud”, scritto ed interpretato da Emanuela Bianchi; gli interventi di tre associazioni (Ra.Gi. Onlus, “Riviera e borghi degli angeli” e “Route 106”); le presentazioni di tre volumi (“Orme dimenticate” di Silvana Franco, “Alimentazione e cibo nella Calabria popolare” di Luigi Elia e “La seta a Catanzaro e Lione” di Angela Rubino), svolte con la partecipazione di Salvatore Mongiardo e Miriam Pugliese della Cooperativa “Nido di seta” e lo svolgimento delle passeggiate a tema “Sul filo delle vie della seta”, un breve itinerario, curato da “CulturAttiva”, che ha condotto i visitatori alla scoperta dei segni della nobile arte della seta nel centro storico di Catanzaro.

A suggellare la rassegna, l’intervento di Patrizia Gallelli, Mariangela Rotundo e Carmela Bilotto dell’associazione “Route 106”, che hanno raccontato la storia di una passione smisurata per la terra di Calabria e la voglia incontenibile di diffondere la conoscenza della sua bellezza. Nasce così il sito internet dell’associazione, con uno spazio dedicato ad un blog dove tutto viene narrato con estrema semplicità. Vengono raccontate le calde atmosfere della nostra terra e viene anche denunciato lo stato di abbandono in cui versano le tracce della nostra storia. Poi nascono le esperienze offerte ai visitatori che, attraverso iniziative di trekking urbano, vengono condotti nei borghi storici ricchi di atmosfere, paesaggi, monumenti, sapori e tradizioni che li rendono unici e indimenticabili. La “Route 106” ha anche messo in atto delle collaborazioni con realtà simili presenti sul territorio regionale, in modo da rendere l’azione più incisiva ed allargare il proprio raggio di azione. La denominazione dell’associazione è legata alla statale ionica 106, una strada tristemente nota e nello stesso tempo quella che può condurre, attraverso borghi, fiumare e coste, alla riscoperta della Calabria. «Il nostro intento – spiegano le ragazze – è quello di superare, tramite l’esperienza del viaggio, tutti i pregiudizi legati a questa strada e alla nostra terra, consapevoli che, solo mediante il contatto diretto è possibile calarsi nella quotidianità della Calabria».

Dunque, ancora una volta, all’interno di “Rivelazioni Calabre”, si è parlato di turismo sostenibile, di turismo esperienziale, nell’ottica della riscoperta di un territorio misconosciuto che può divenire meta di intensi flussi turistici per il suo alto potenziale, il cui valore è stato già intuito da molti giovani, come dimostrano gli interventi degli ospiti della rassegna, che non sono i rappresentanti delle uniche realtà presenti sul territorio regionale.

«Giungiamo alla chiusura del nostro evento soddisfatti – affermano Angela Rubino, presidente di “CulturAttiva” e Nicola Romeo Arena, alla guida di “Terre Ioniche” – certi di aver contribuito al movimento di rinascita del nostro territorio da vari punti di vista: quello della diffusione della conoscenza del nostro patrimonio storico-culturale; quello dello scambio di esperienze e punti di vista e infine lanciando il messaggio che si può fare tanto, semplicemente impegnandosi al massimo e credendo in ciò che si fa. È così che le nostre neonate associazioni si sono ritrovate a partire con un progetto ambizioso, portato a termine con successo. Ringraziamo sentitamente la Provincia di Catanzaro nella persona del presidente, Enzo Bruno e del direttore del Museo Marca, Rosetta Alberto e la Fondazione Rocco Guglielmo, per averci dato fiducia e aver creduto nella nostra idea ».

A”Rivelazioni Calabre” si parla della Calabria, che “regalò” al mondo la dieta mediterranea

Il pomeriggio del 27 gennaio al Marca, nella cornice di “Rivelazioni Calabre”, la rassegna culturale, che si compone di una mostra fotografica sui borghi della Calabria Ionica realizzata da Nicola Romeo Arena e Anna Rotundo e di vari eventi collaterali, promossa dalle associazioni “CulturAttiva” e “Terre Ioniche” con il contributo della Provincia di Catanzaro e della Fondazione Rocco Guglielmo, ha visto protagonisti Luigi Elia, biologo nutrizionista catanzarese autore del volume “Alimentazione e cibo nella Calabria popolare” (Biblioteka edizioni, 2014) e  Salvatore Mongiardo, intellettuale, filosofo e scrittore di fama internazionale e scolarca della Nuova Scuola Pitagorica. Quest’ultima è un sodalizio che vuole promuovere un nuovo stile di vita e di pensiero, ispirandosi al modello elaborato da Pitagora per vivere in armonia con se stessi, con gli altri e con la natura.

Nell’incontro di ieri si è dipinto il suggestivo affresco di una regione «che può rappresentare l’inizio di un nuovo cammino per il mondo intero, a partire dai suoi preziosi giacimenti culturali ed umani», come afferma Mongiardo.

«Pitagora fece lunghi viaggi che lo misero in contatto con le conoscenze diffuse in Asia, Medio Oriente, Egitto e Grecia – ha proseguito l’intellettuale- . Egli insegnò la dottrina dell’armonia, coniò il termine “filosofo”, l’amante della sapienza, e sviluppò il primo sistema razionale e sociale nella celeberrima Scuola Pitagorica di Crotone.

Quella Scuola era basata sull’amicizia e sulla giustizia sociale, principi sui quali Re Italo aveva fondato l’Italia nell’attuale Calabria intorno al 2000 a.C.».

Una terra, la Calabria, che ha sempre portato con sé tali concetti. Infatti, come evidenzia Elia nel suo libro, grande importanza assumeva nello stile di vita dei calabresi, l’elemento comunitario: «il cibo – si legge nella prefazione – che essi preparano e consumano, strettamente legato alla terra, è sempre pensato, preparato e consumato insieme, in una famiglia che si apre al vicinato e al paese intero».

«Un altro concetto che – secondo Mongiardo – esprime il legame tra la dottrina pitagorica e gli usi e costumi del popolo calabro nei secoli successivi è quello del carattere essenzialmente vegetariano dell’alimentazione. Elemento che  richiama i pitagorici di Crotone, i quali attribuirono valori sacri e salutari ad una dieta vegetariana e rispettosa della vita degli animali».

La relazione di Luigi Elia riguardo i contenuti del suo volume, ha offerto ai presenti un meraviglioso viaggio a ritroso nel tempo, fino all’epoca della Magna Grecia, alla scoperta delle abitudini alimentari del popolo calabro, mettendo in evidenza come le caratteristiche del modello alimentare dei paesi del bacino mediterraneo si distinguessero per la loro elevata salubrità. «Fu il nutrizionista italiano Lorenzo Piroddi il primo ad introdurre il concetto di dieta mediterranea, negli ultimi anni trenta del secolo scorso e a sottolineare questi concetti. In seguito grazie agli studi condotti dal nutrizionista e fisiologo Ancel Keys – ha spiegato Elia – tra gli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso, ci si accorse come le persone meno abbienti dei piccoli paesi del sud Italia, mangiatori di pane, cipolla e pomodoro, apparivano essere più sani sia dei cittadini di New York, sia dei loro stessi parenti emigrati anni prima negli Stati Uniti. Ancel Keys, dunque, cominciò a studiare in modo approfondito la dieta dei cittadini di Nicotera (piccolo comune della fascia tirrenica calabrese), che ben presto venne considerata “dieta mediterranea di riferimento”». Fattore che, secondo Mongiardo, sottolinea il carattere della Calabria come «terra che da e non che prende», se si considera che «la dieta mediterranea, la dieta dell’equilibrio e del benessere, è l’ultimo grande regalo che la Calabria fa al mondo».

Sempre nello spirito della condivisione e della non violenza contro gli animali, nel corso della serata si è svolto il rito della condivisione del “bue di pane”. Preparato per l’occasione da Marta Corasaniti, membro della Nuova Scuola Pitagorica, esso rappresenta il concetto che ci si può nutrire con gli elementi della natura in piena armonia con tutti gli esseri viventi, rifiutando il sacrificio degli animali.

Infine occorre fare un cenno alle ricette popolari recuperate dall’autore, che ha dedicato un’intera sezione del volume alle ricette popolari della tradizione calabrese e durante l’incontro ha citato ingredienti e metodi di preparazione di queste antiche pietanze.

 

 

 

A “Rivelazioni Calabre”si parla di seta e di nuove frontiere del turismo

La Calabria come meta delle nuove tendenze del turismo internazionale, che privilegiano le esperienze, la natura, la suggestione dell’identità storica alla classica vacanza in hotel o villaggio turistico con l’offerta dei classici servizi. Questo in sintesi è emerso nel corso dell’appuntamento di ieri, 26 gennaio, all’interno della rassegna “Rivelazioni Calabre”, promossa dalle associazioni Terre Ioniche e CulturAttiva, con il sostegno della Provincia di Catanzaro e della Fondazione Rocco Guglielmo e svolta al Museo Marca.

Ad aprire i lavori l’associazione cooperante di tour operators “Riviera e borghi degli angeli” che già nel territorio di Badolato sta mettendo in atto con successo un progetto di rete con un proprio micro-sistema di servizi locali, auto-organizzandosi dal basso. Storie di una Calabria che finalmente vuole risollevarsi e prendere in mano le redini del proprio futuro, basandosi sulle forze di chi sa riconoscere l’immenso valore delle sue bellezze. Guerino Nisticò, portavoce dell’associazione, nel descrivere il progetto che si configura come «un modello di ospitalità diffusa slow di “paese-albergo diffuso” e con pacchetti vacanza “autentici” pensati per allungare la classica stagione turistica balneare», ha sottolineato la necessità di creare un marchio turistico territoriale.«La nostra associazione – ha proseguito Nisticò – ambisce a condividere la propria esperienza nel territorio della “Riviera degli Angeli” abbracciando la fascia costiera e l’entroterra del basso ionio calabrese da Monasterace, Stilo e Bivongi fino a Squillace, Roccelletta di Borgia e San Floro. Urge ampliare questo progetto di rete – ha evidenziato – per un brand territoriale capace di organizzare ed offrire una seria web-identity internazionale, permeato omogeneamente delle bellezze paesaggistiche e naturalistiche e del patrimonio storico-artistico-culturale ed enogastronomico del basso ionio calabrese». Poi il portavoce di “Riviera e borghi degli angeli” ha sottolineato la necessità di «costruire un’offerta turistica integrata e diversificata con formule innovative di ecoturismo e di turismo esperienziale, culturale ed enogastronomico, capace di trovare il suo giusto spazio di nicchia nel variegato mercato turistico internazionale con l’obiettivo parallelo e graduale di trasformare il territorio in una accreditata, appetibile ed attendibile destinazione turistica».

Un modello, quello proposto dagli operatori di Badolato, che non può prescindere dal fondarsi sulle peculiarità del territorio di riferimento, le quali passano anche per la sua identità storico-culturale. “Nido di Seta”, la cooperativa operante a San Floro basa la sua azione sulla riscoperta dell’antica e nobile arte della seta e propone ai suoi visitatori una full immersion in uno stile di vita rurale che si riallaccia ad un passato storico fatto di fama ed eccellenza e legato alla lavorazione del prezioso filato serico. Una realtà, quella di San Floro che si basa sulla ripresa della filiera della gelsi bachicoltura, giungendo anche alla lavorazione del filato ottenuto, mediante le fasi di tessitura e tintura di semplici manufatti. Una sfida affrontata con coraggio e determinazione da tre giovanissimi ragazzi: Miriam Pugliese, Domenico Vivino e Giovanna Bagnato.

Una passione, quella dei ragazzi della Cooperativa, basata anche sulla piena consapevolezza dell’illustre passato che lega Catanzaro, città capoluogo, alla lavorazione della seta. Argomento trattato mediante la presentazione del volume “La seta a Catanzaro e Lione” di Angela Rubino (Rubbettino Editore, 2007), che descrive l’importanza di un’attività che per secoli fu alla base del benessere economico della città. «Catanzaro in un periodo compreso tra il 1300 e il 1700 fu l’indiscussa capitale europea della seta per la straordinaria qualità dei manufatti creati nelle sue filande, tanto preziosi da essere nominati negli atti notarili e testamentari subito dopo i gioielli. Il 1700 vide tramontare gli antichi fasti della nobil arte, ma essa rimase radicata nella vita dei catanzaresi fino al secolo scorso».

Ancora una volta, dunque, emerge il quadro di una regione ricca di peculiarità e fascino, una terra che “Rivelazioni Calabre” vuole raccontare nell’ottica di una riscoperta che vuole essere il punto d’inizio di un nuovo cammino.

 

 

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