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Viaggio trasversale in una terra misconosciuta

Mese

marzo 2016

Esempi della Pasqua in Calabria tra suggestione e mistero

 

Volgendo lo sguardo ai millenni passati, non si può negare che la Calabria sia terra di misticismo, animata da un forte senso di religiosità. I numerosi movimenti monastici che vi si svilupparono, le figure di Santi ed intellettuali che vi si avvicendarono e la presenza di documenti storici di altissimo valore come il Codex Purpureus Rossanensis sono solo alcuni dei segni che denotano questa importante caratteristica della regione calabra che, come ho già sottolineato,  non si è limitata ad essere soltanto una terra di transito tra oriente ed occidente, ma ha fatto da mediatrice ed ha saputo tradurre in sintesi gli elementi della civiltà greco-orientale e di quella latino-occidentale.

Questo forte senso di religiosità è diventato parte integrante della cultura dei calabresi, fino ad influenzarne quasi tutti gli ambiti e si manifesta prepotentemente in occasione di alcune ricorrenze sulle quali in Calabria sembra avere poca presa persino il richiamo ai dettami del consumismo sfrenato. Una di queste è senza dubbio la Pasqua.

In occasione di questa festività religiosa, infatti, si attivano una serie di rituali che irrompono nella quotidianità, modificandola. Cambia il modo di nutrirsi (al Venerdì Santo non si mangia la carne), si preparano dolci tipici da offrire e consumare insieme ad amici e parenti nel giorno di Pasqua, si è indaffarati a preparare il grano da mettere in esposizione la notte del Giovedì Santo in occasione dei Sepolcri. C’è poi da sottolineare lo spirito di collaborazione e di vicinanza tra membri di una stessa comunità che si sviluppa in vista delle numerose rappresentazioni religiose che rievocano la passione di Cristo e la sua resurrezione.

Tali rappresentazioni sono numerose e in alcuni casi possiedono dei tratti davvero unici, affondando le proprie radici nelle culture di quei popoli che dominarono in passato la terra di Calabria.

Il momento della loro realizzazione è magico: sacro e profano sembrano mescolarsi e il primo prende il sopravvento, spargendo i semi di un’intima riflessione che prescinde dal credo religioso e si radica nel campo della meditazione su tematiche universali come il dolore, il sacrificio e l’amore per il prossimo. I segni della cristianità irrompono per le strade e le conversazioni sul quotidiano lasciano spazio al silenzio della meditazione sull’estremo sacrificio di Cristo: questa è la magia di una Calabria che sa fermarsi a riflettere nel pio silenzio dell’adorazione del Signore. Un credo sincero e profondamente sentito alberga nell’animo di questa gente e tutto ciò diventa evidente se si considera il profondo senso di lutto e le lacrime che accompagnano l’evocazione della cattura e crocefissione dei Gesù oppure la scelta di auto flagellarsi per sentirsi più vicini alla sua passione.

In questo articolo riporterò solo alcuni esempi delle manifestazioni religiose pasquali in Calabria. Ce ne sono davvero tante e sono allo stesso tempo simili e fortemente diverse tra di loro.

A Catanzaro, capoluogo di regione e terra dalle antiche origini bizantine, il sostrato greco si manifesta attraverso la denominazione stessa della celebrazione detta “Naca” (dal greco “naché”: “culla”, con riferimento al giaciglio nel quale è adagiato il corpo di Gesù). Essa si svolge il Venerdì Santo e la processione si snoda per le vie del centro storico cittadino, secondo un ordine che vede sfilare per primi gli stendardi, i gonfaloni e le croci di penitenza delle Confraternite cittadine. Gli ordini religiosi seguono le croci, poi la Naca, a cui fa seguito la statua della Madonna addolorata e per finire i fedeli. Il richiamo agli antichi fasti dell’arte serica catanzarese, vuole che la culla dove giace il corpo di Gesù sia adornata di damaschi e seta e circondata da fiori; ai suoi estremi ci sono degli angeli, costruiti in carta pesta, con in mano i simboli della Passione. Tutto l’insieme è dominato da una grande croce illuminata situata alle sue spalle. La visione della culla desta sempre grande emozione nel pubblico ed è comune che le donne anziane non riescano a trattenere le lacrime di commozione al suo passaggio.

“Naca” è chiamata anche la processione del Venerdì Santo messa in scena a Davoli, un centro della costa ionica catanzarese, dove la celebrazione, avvolta dalla suggestione dell’atmosfera notturna, parte alle ore 22.00. Il rituale, che affonda le sue radici nel XV secolo, vuole che la statua di Gesù morto venga condotta per le vie del paese circondata da abeti illuminati da numerose lanterne colorate. L’atmosfera è molto suggestiva e molto toccante e anche l’atteggiamento di grande trasporto con cui viene vissuto l’evento, fin dalla sua preparazione.

Il processo di realizzazione dei piccoli lampioni che andranno ad addobbare gli abeti inizia mesi prima dell’evento e viene curato dai ragazzi del luogo, che s’impegnano affondo in quest’attività, animati da un forte sentimento di religiosità.

Il senso della riflessione sul mistero della vita e del dolore, stimolato dalle celebrazioni come quelle di Catanzaro e Davoli, lascia il posto alla suggestione più forte e più cruda in rievocazioni come quelle che si svolgono a Badolato, cittadina  della costa ionica catanzarese.

Qui la Pasqua viene vissuta con grande trasporto ed è caratterizzata dalla celebrazione di due eventi. Uno è la Processione dei misteri dolorosi, caratterizzata soprattutto dalla presenza dei “Disciplinari”, un gruppo di circa settanta figuranti vestiti di bianco, con corone di spine in testa e cinti da funi, che scelgono di partecipare alla processione, auto flagellandosi le spalle con delle fruste di metallo lunghe circa 40 centimetri (discipline). Si tratta di un antico rituale che queste persone scelgono di svolgere per sentirsi più vicine al dolore e alla passione di Gesù. Essi rappresentano i penitenti e, durante la processione, non possono essere riconosciuti da nessuno, all’infuori del loro responsabile.

Quella dei Disciplinari è una delle forme penitenziali diffuse nelle regioni meridionali, a partire dal XV secolo, dalle “Confraternite dei Disciplinati” e rappresenta uno dei tratti caratteristici di Badolato e dei suoi abitanti, presso i quali, da secoli, abita un intimo senso di religiosità, vissuto con un trasporto davvero unico e suggestivo.

L’altro evento messo in scena a Badolato è “A Cumprunta” , ovvero l’incontro tra Maria , profondamente addolorata dalla perdita del suo unico figlio, e Gesù risorto.

L’evento viene messo in scena il giorno di Pasqua e il compito di curarne l’organizzazione viene da sempre affidato ai frati della Chiesa di San Domenico, antico monastero risalente al XVII secolo.

Un mantello nero, simbolo di dolore, contraddistingue i frati domenicani, che portano la statua della Madonna, anch’essa vestita di nero. Ai confratelli di Santa Caterina viene invece affidata la statua di Gesù.

Molto emozionante il momento della corsa in cui i due gruppi religiosi si lanciano per favorire l’incontro tra la Madre e il Figlio risorto, dopo aver compiuto dei rituali legati alla simbologia dell’evento. Durante questo suggestivo momento, la Madonna perde il suo abito nero, al quale si sostituisce una veste bianca, simbolo della resurrezione di Cristo.

Occorre ribadire che il fascino delle celebrazioni pasquali in Calabria è davvero unico e va ben oltre il mio racconto anche per il numero degli eventi, tra i quali cito soltanto il “Jovi Santu” di Mendicino, straordinaria rievocazione della passione di Cristo, curata nei minimi dettagli e il sanguinoso rito dei “Vattienti” di Nocera Terinese.

Tutti esempi di una cultura fatta di passione e misticismo che trova espressione in questi rituali, a tratti, intrisi di mistero.

Angela Rubino

 

 

 

 

Tra arte, filosofia e misticismo, nell’agorà di Home for Creativity si riscoprono le orme di Gioacchino da Fiore

Una splendida e lodevole iniziativa che punta i riflettori su una Calabria culla di misticismo, arte e cultura nel senso più profondo. Fulcro dell’evento organizzato dalla giovane filosofa Roberta Caruso nella magica cornice della sua Home for Creativity, è la figura di Gioacchino da Fiore, che non solo è stata riscoperta ed esaltata nella sua grandezza e complessità, ma è stata condotta nel presente e messa a confronto con le suggestioni dell’arte moderna, quella di Vassily Kandinsky.

L’idea è quella di una conversazione in salotto, il tema è “Sulle orme di Gioacchino da Fiore”, la cornice, come abbiamo detto, è quella di Home for Creativity, l’impresa filosofica di Montalto Uffugo, che ha rivoluzionato l’idea dell’accoglienza, trasformando la casa in agorà e fulcro di dibattiti ed eventi atti principalmente a diffondere la consapevolezza del grande potenziale storico, artistico e culturale presente in Calabria. Iniziative che si svolgono all’insegna dell’originalità e della convivialità e con la partecipazione di ospiti straordinari. In questo caso la serata è stata composta da interventi che hanno introdotto la figura di Gioacchino da Fiore, ponendo l’accento sul carattere attuale del suo pensiero filosofico, altri ne hanno esaltato il lato artistico, anch’esso riconducibile alla contemporaneità ed altri hanno ripercorso il cammino dell’abate in Calabria. In particolare, Massimo Iritano, docente di filosofia e autore del libro edito nel 2015 da Rubbettino “Gioacchino da Fiore: attualità di un profeta sconfitto”, ha riproposto la figura e il pensiero dell’ abate al pubblico contemporaneo, mettendo in relazione la sua voce profetica con grandi autori del nostro tempo quali Walter Benjamin, Ernst Bloch, Sergio Quinzio e Karl Lowith.

Una figura poliedrica, quella di Gioacchino da Fiore, abate, teologo,  esegeta e filosofo che ha cambiato il volto della teologia medioevale. Fulcro della sua dottrina l’unità divina e la trinità, la concordia storica e il tempo futuro dello spirito. Visioni che nascono da un accurato studio delle scritture e che hanno dato vita anche a suggestivi modelli grafici contenuti nel suo Liber Figurarum. Tra tutti citiamo il Drago a sette teste e  I tre cerchi trinitari. Gioacchino scriveva, predicava e si dava penitenze. Componeva mosaici e forse faceva miracoli.

Una figura, quindi che non poteva non ispirare artisti ed intellettuali passati e contemporanei.

E il pubblico di Home for Creativity ha avuto un assaggio di questa contaminazione tra antichità e modernità sia con l’esposizione di  due arazzi di inestimabile valore, provenienti dall’atelier della Scuola tappeti Caruso di San Giovanni in Fiore, riproduzioni fedeli delle tavole “Albero Aquila” e “Draco Magnus et rufus” presenti nel Liber Figurarum del profeta calabrese; sia grazie alla straordinaria testimonianza di Fabiola Giancotti, ricercatrice, scrittrice, film maker, art curator ed editor, autrice di saggi e ricerche intorno all’arte russa e a quella europea del Novecento, regista del film “Gioacchino da Fiore e Vassily Kandinsky: lo spirito e l’astrazione”, che ha ripercorso le sfumature di significato e le impensabili analogie che intercorrono tra questi due grandi artisti di epoche diverse.

Ancora arte poi, con il suggestivo reading affidato alla maestria dell’attore Enzo de Liguoro, che ha interpretato dei brani tratti da alcune opere dell’abate. Ed infine un riferimento al territorio, con l’intervento dell’architetto e paesaggista Walter Fratto, che ha ripercorso il cammino dell’abate, facendo rifermento a delle immagini che ritraevano luoghi e situazioni visitati e vissuti per arrivare a definire la prima edizione delle Camminate Gioachimite del 2015. In seguito, Eugenio Attanasio, regista del docufilm “Il cammino di Gioacchino” ha descritto il suo lavoro incentrato sulla figura dell’abate e Alfredo Granata, artista visivo di Celico, ha offerto una visione dei luoghi che diedero i natali all’abate, che oggi ospitano comunità di artisti contemporanei.

Insomma, un meraviglioso viaggio sulle orme del misticismo, della spiritualità e della ricerca artistica, tra presente e passato in una cornice davvero unica. Segni di una Calabria che sta rinascendo e sta riacquistando il suo carattere di terra dalla forte connotazione artistica e culturale, fucina di menti dal grande genio che seppero fare scuola attraverso i millenni. Tutte premesse più che valide per costruire il futuro della nostra regione. Futuro inteso non come parola astratta e lontana dall’oggi, ma come momento attuale in cui iniziare ad agire, proprio come sta accadendo ad Home for Creativity. (L’immagine è stata scattata da Walter Fratto).

Angela Rubino

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