La scelta di aprire un blog sulla Calabria, mi sta regalando tanti momenti di scoperta e riflessione su questa nostra terra che molti vogliono fare apparire ormai inesorabilmente in declino. Una realtà che io non ritrovo però né attorno a me, né nelle pagine della storia che spesso rileggo.
Per carità, non che i problemi non ci siano, anzi, non ce li facciamo mancare. Ma forse sono proprio questi problemi, che la crisi ha acuito ancora di più, a fare leva sul senso d’orgoglio e sulla voglia di rivalsa di tutti quei giovani che non si arrendono e hanno deciso di rimanere in Calabria per far fruttare le enormi potenzialità di questo territorio. Ce ne sono tanti e spesso sono quelli che hanno vissuto all’estero e hanno deciso di tornare, perché pienamente consci del fatto che la loro terra natia non ha nulla da invidiare ad altri posti e può essere il luogo ideale dove realizzare un sogno.
È questa la Calabria che vedo attorno a me, nonostante tutto. E quando rileggo la storia di Tommaso Campanella, ecco che nella mia mente si crea un filo ideale che unisce il presente al passato.
Lui, il celebre intellettuale che si occupò brillantemente di filosofia, poesia, teologia e anche di magia, affascinando tutta l’Europa. Lui, nato a Stilo, figlio di un umile ciabattino povero e analfabeta che non poteva permettersi da andare a scuola ed ascoltava dalla finestra le lezioni del maestro del paese. Lui, Tommaso Campanella, rappresenta la storia di quel pezzo di Calabria che non si arrende e va contro vento sfidando la sorte.
Entrato giovanissimo nell’ordine domenicano, divenne subito insofferente della disciplina e delle forme stantie di pensiero trasmesse nei conventi calabresi, così come era intollerante verso la dominazione spagnola, contro la quale ordì una congiura.
Elaborò una propria filosofia, la cui chiave d’interpretazione è da ravvisarsi nel programma di una riforma politico-religiosa, espressa nell’opera “La città del sole”.
Fu processato per eresia e passò 27 anni in carcere. Visse insomma un’intera esistenza contro vento, senza mai aver paura di mettere in atto o esternare ciò in cui credeva.
Tommaso Campanella è uno degli esempi di quella Calabria brillante, il cui genio si diffuse in tutta Europa e stimolò la riflessione di studiosi e filosofi fino ai giorni nostri.
Un genio ribelle, animato dalla voglia di conoscenza, simbolo di una Calabria che non si piega ai limiti imposti dalla politica e nemmeno davanti a quelli rappresentati dalle regole religiose.
Un personaggio, che con la sua vita rappresenta un esempio di libertà oltre qualunque confine e che quindi tende ad infrangere il cliché che vuole i calabresi ignoranti, inermi ed asserviti al conquistatore di turno.
Ma come può un solo uomo giungere a rappresentare un popolo intero, anziché essere una mera eccezione?
È presto detto. Intanto, come scrive Pasquino Crupi «gli intellettuali calabresi hanno partecipato di continuo alla costruzione della civiltà culturale italiana ed europea. Non c’è epoca del sapere italiano che li trovi assenti».
Inoltre oggi è molto frequente leggere sui giornali di nostri conterranei che inventano qualcosa o ricoprono ruoli eccelsi in terre lontane.
E anche quelli che hanno scelto di rimanere o tornare qui non sono tutti dei fannulloni inconcludenti, ma dei giovani decisi a realizzare i loro sogni nella loro terra. Alcuni li ho già citati in questo blog e di tanti altri non ho ancora parlato. Sono tutti semi di una terra che rinasce, di una terra stanca di rimanere assopita e che vuole tornare a brillare sulla scia delle eccellenze della sua storia, che si riallaccia ad un presente ricco di speranza.
Dunque, che la storia della Calabria e di personaggi come Tommaso Campanella ci sia da monito. Ormai non ci sono più scuse. Tutti siamo chiamati a mettere in campo i nostri saperi e contribuire alla rinascita del nostro territorio!
(Il dipinto ritratto nella foto è stato realizzato da Mike Arruzza)
Angela Rubino
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