Un altro “gioiello” del patrimonio storico-culturale calabrese è il il Codex Purpureus Rossanensis, in questo momento alla ribalta internazionale per essere stato riconosciuto quale patrimonio dell’umanità ed inserito dall’Unesco tra i 47 nuovi documenti del Registro della Memoria Mondiale.
Probabilmente prima di questa decisione, che certifica ufficialmente (semmai ce ne fosse stato bisogno) il valore inestimabile di quest’opera, molti calabresi ignoravano l’esistenza in Calabria di un tesoro simile.
E invece il Codex è conservato nel Museo Diocesano di Rossano, una cittadina dello Ionio cosentino che vanta un passato glorioso e millenario. Fondata dagli enotri intorno all’XI secolo a.C., essa passò sotto il controllo magno-greco e successivamente divenne l’avamposto romano nel controllo della piana di Sibari.Tra il 540 ed il 1059, sotto il dominio dei bizantini, la cittadina visse una fase di grande splendore sociale, artistico e culturale e proprio a quel periodo risale la realizzazione del Codex Purpureus.
Ma cerchiamo di capire di cosa si tratta nello specifico. Il Codice è un un manoscritto onciale greco che contiene un evangelario con testi di Matteo e Marco.
L’onciale non è altro che un’antica tipologia di scrittura maiuscola usata nei manoscritti dagli amanuensi latini e bizantini.
Oltre alla scrittura, nel Codex è presente anche una serie di miniature. È per questo che esso attiene alla categoria dei manoscritti miniati, ovvero quelle opere il cui testo è completato dall’aggiunta di decorazioni. E il Codex di Rossano è uno dei più antichi manoscritti miniati del Nuovo Testamento che si sono conservati.
L’importanza di opere di questo tipo non risiede solo nel loro intrinseco valore storico e artistico, ma nel supporto che esse seppero fornire nel tramandare la conoscenza di importanti documenti antichi. In altre parole, se non fosse stato per i monaci amanuensi della tarda antichità, la maggior parte della letteratura della Grecia e di Roma sarebbe andata persa in Europa. L’illustrazione dei manoscritti, infatti, si è rivelata essenziale nella conservazione dei testi antichi e nella trasmissione delle informazioni in essi contenute, in un’epoca in cui le nuove classi dirigenti non sapevano più né leggere né scrivere.
Il Codex Rossanensis, detto “Purpureus” per il colore purpureo delle sue pagine, fu portato alla luce nel 1879 da Adolf von Harnack. Si trovava nella sacrestia della Cattedrale di Maria Santissima Achiropita di Rossano, dove era rimasto celato per secoli.
Come dimostrano i simboli dei quattro evangelisti, contenuti nella prima miniatura, originariamente esso conteneva tutti e quattro i vangeli canonici e si componeva di 400 pagine.
Purtroppo, ci sono pervenuti solo i vangeli di Marco e Matteo e una lettera di Eusebio a Carpiano sulla concordanza dei vangeli, per un totale di 188 pagine. Il manoscritto è impreziosito da decorazioni in oro e argento e da 14 miniature che illustrano i momenti più significativi della vita e della predicazione di Gesù.
Il Codex Purpureus Rossanensis è un documento impareggiabile nella sua straordinaria carica di spiritualità ed è il simbolo di una Calabria che non si è limitata ad essere soltanto una terra di transito tra oriente ed occidente, ma ha fatto da mediatrice ed ha saputo tradurre in sintesi gli elementi della civiltà greco-orientale e di quella latino-occidentale, confermandosi come depositaria di fertili fermenti di cultura e di spiritualità.
La Calabria può e deve tornare ad essere un territorio di punta dell’area mediterranea e la consapevolezza delle sue grandi potenzialità in ambito storico-culturale, non deve riguardare soltanto eventi come la dichiarazione del Codex patrimonio Unesco. La presa di coscienza dev’essere un processo costante e ampliato a tutte le eccellenze di questa regione , che non riguardano solo la sua storia, i suoi monumenti, ma anche gli usi, i costumi, i centri storici e le bellezze naturalistiche e paesaggistiche. La rinascita del nostro territorio avverrà davvero solo quando nuove e vecchie generazioni capiranno fino in fondo il valore di una terra che può offrire molto ai suoi abitanti, a patto che essi credano veramente che essa è il luogo giusto dove realizzare i propri sogni.
Angela Rubino
[Versione inglese disponibile a breve]
17 Maggio 2016 at 9:25
Ottimo articolo Angela.
Sempre puntuale e precisa e il Codex è un capolavoro assoluto che finalmente ha ottenuto il riconoscimento che merita. Che non sia già iniziata la rinascita del nostro territorio?
SS
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17 Maggio 2016 at 16:10
Grazie Sergio!! Sembra che i riconoscimenti ufficiali stiano iniziando ad arrivare. Non ci resta che rimboccarci le maniche! 😉
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